Condividi:
Asti celebra il suo più grande artista vivente con un doppio evento destinato a entrare nella storia cittadina: l’inaugurazione della mostra “Original” e l’omaggio al Teatro Alfieri, in un incontro ricco di applausi, affetto e memoria.
All’iniziativa hanno preso parte le principali autorità e figure della cultura locale: il presidente di Fondazione Asti Musei Francesco Antonio Lepore, il sindaco Maurizio Rasero e il presidente della Fondazione CrAsti Livio Negro, il cui impegno congiunto ha reso possibile la realizzazione del progetto. Tra gli ospiti anche Caterina Caselli, storica produttrice e amica di Conte.Sul palco, accanto alla curatrice della mostra Manuela Furnari e alla giornalista del Corriere della Sera Roberta Scorranese, Paolo Conte ha dialogato con il pubblico alternando ironia e riflessione:
“Dopo la mostra agli Uffizi alla quale non ho partecipato perché malato, ho ricevuto dalla mia città l’invito a mettere insieme questa mostra e ci siamo messi al lavoro. Da quel momento sono stato circondato da un manipolo di donne, preparate e grandi lavoratrici. Nella mia vita ho avuto modo di perseguire due vizi capitali: la pittura e la musica. La pittura dà tranquillità e rilassatezza, mentre la musica trascina ed eccita”.
La mostra a Palazzo Mazzetti
Allestita a Palazzo Mazzetti, la mostra “Original” ripercorre 70 anni di attività pittorica del Maestro, attraverso 143 opere su carta, dal primo disegno infantile ai lavori più recenti.
“Nel titolo c’è la risposta a tutto: Original sfugge a ogni rigida catalogazione. Eleganza, jazz e ironia: sono i tre elementi che racchiudono l’arte di Conte”, ha spiegato la curatrice Manuela Furnari.
I colori della musica
Durante l’incontro, Conte ha raccontato la sua visione sinestetica dell’arte: “Ho sempre accostato colori alle note: per me il fa è rosso. Non ho l’orecchio assoluto e se uno mi chiede che nota è posso dire è marrone, o antracite”.
E ha condiviso un ricordo d’infanzia: “Mio nonno aveva una tenuta e stavo ore ad ascoltare nel prato il vicino che arava. Quando si avvicinava riconoscevo tutti i rumori e il muggito quando si allontanava per me era qualcosa di divino. Il cristallizzarsi della musica”.
Asti, “una città tagliata con la scure”
Ironico e affettuoso, Conte ha descritto la sua città: “Asti non è tanto facile da capire, città abbastanza primitiva. Quando qualcuno ha voluto scrivere poesie non ci è riuscito, ha scritto tragedia. Una città tagliata con la scure, e questo è anche il suo bello. Asti è la città che ha avuto più suonatori di jazz”.
La pausa creativa
Con il suo consueto umorismo, il Maestro ha concluso l’incontro così: “Quando la mia mano si stanca di me allora è ora di smettere. Ora sono in pausa dal disegno, sto aspettando che mi torni la voglia di qualcosa di nuovo. Guardo la TV sul sofà”.
Tag: